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Castellazzo Bormida

libero comune dal 1106

Castellazzo Bormida è un paese situato in provincia di Alessandria, circa 10 Km a Sud del capoluogo di Provincia.
Il paese sorge in una fertile pianura attraversata dal fiume Bormida e dal torrente Orba; il suo territorio si estende per circa 4.520 ettari a 103 metri sul livello del mare. E' abitato da circa 4.400 persone.

Economia

Molto sviluppate sono le coltivazioni agricole soprattutto di cereali, viti, frutta, ortaggi e foraggio. La produzione di ortaggi è aumentata negli ultimi anni grazie a piccole industrie alimentari. Prodotto tipico di Castellazzo è la barbabietola rossa che è presente sui mercati di buona parte d'Italia. Non manca l'allevamento.
Il settore industriale è presente grazie all'industria alimentare, metalmeccanica, della gomma e del legno.

Storia

Il territorio compreso tra il fiume Bormida e il torrrente Orba - all'interno del quale si colloca l'attuale Comune di Castellazzo Bormida - risulta popolato fin dalla preistoria. Prove archeologiche (ceramica, strumenti litici in selce scheggiata, pietra verde levigata, manufatti in bronzo e in ferro, sepolcreti) testimoniano come questo territorio sia stato frequentato a partire dall'età del Rame (IV millennio a.C.), l'età del Bronzo e l'età del Ferro (I millennio a.C.).

Non vi sono evidenze dell'esistenza di un centro abitato corrispondente all'attuale Castellazzo Bormida in questo periodo e nemmeno a seguito dell'arrivo dei Romani, avvenuto nella seconda metà del II sec. a.C. L'elemento principale che testimonia la presenza romana nel territorio comunale è dato dalle tracce della Via Aemilia Scauri, costruita tra il 115 e il 109 a.C. dal Censore M. Emilio Scauri e che univa Derthona (attuale Tortona) e Vada Sabatia (attuale Vado Ligure) passando per Acquae Statiellae (attuale Acqui Terme).

Le origini di Castellazzo, come centro urbano, sono tuttavia antichissime. 

Congetture e leggende parlano di una antica città, Caristo (oppidum Carystum), abitata fin dal III secolo a.C. dai Liguri Stazielli. Questa città, la cui collocazione non è chiara, fu presto conquistata dai Romani che, per mano del console Marco Popilio Lenate, ridussero in schiavitù gli abitanti (173 a.C.). L'azione fu presto censurata dal Senato di Roma che rimise in libertà gli Stazielli ai quali, oltre ad un risarcimento, vennero assegnati nuovi territori nei quali si svilupparono successivamente diversi centri urbani tra i quali, appunto, ci sarebbe anche l'odierna Castellazzo nonché l'odierna Acqui Terme (nome romano Acquae Statiellae). Sebbene liberati, gli Stazielli furono comunque romanizzati e quindi le città e i nuovi centri urbani subirono, di fatto, la dominazione romana.
Da questo momento l'odierna Castellazzo avrebbe conosciuto una fase molto florida almeno fino al 404 d.c. quando Alarico, re dei Goti, invase i territori italici inaugurando un lungo periodo di invasioni ad opera di VisigotiVandaliUnni e poi Longobardi. Agli ultimi invasori si sostituirono poi i Franchi, chiamati dal Papa, che regnarono per oltre due secoli.
La storia di Caristo e delle successive vicende legate alla nascita di Castellazzo in epoca romana, tuttavia, non è supportata da documenti storici o ritrovamenti archeologici.

Il primo documento a fare il nome di Castellazzo (allora Gamondio, nome forse di origine longobarda) è invece datato 937 d.C.: qui compare come corte regia (curtis regia) cioè come proprietà della corona. Tale documento si riferisce alla donazione da parte degli imperatori Ugo e Lotario in favore della regina Berta di alcune corti regie fra cui proprio quella di Gamondio. Questo lascia pensare che il paese sia di fondazione longobarda perché furono proprio i longobardi a invadere la zona dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente.
Secondo il monaco Jacob da Acqui, come risulta dal suo "Cronicon imaginis mundi" - scritto nel 1320 circa - a Gamondio passò addirittura Carlo Magno che ordinò di costruire molte chiese e di restaurare alcune di quelle esistenti. 

Nel corso del XII secolo Gamondio conobbe un grande sviluppo e conseguì una propria autonomia comunale (un documento datato 1106 cita per la prima volta Gamondio quale libero comune). Raggiunse una notevole floridezza economica probabilmente grazie ad un trattato stipulato nel 1146 con la Repubblica di Genova che cercava, proprio nella pianura cispadana, nuovi sbocchi commerciali. 
Non ci sono molte notizie sul nucleo urbano dell'epoca ma si conosce un atto del 1152 con il quale Manfredo e Guglielmo dei Marchesi del Bosco donarono al paese le terre in loro possesso eccettuati Pecetto, Ponzano e Bosco.
Nel 1155 le milizie di Gamondio si allearono con l'imperatore Federico I detto il Barbarossa e parteciparono all'assedio di Milano del 1158.

Un passo importante per la storia castellazzese è legato alla fondazione di Alessandria: com'è ormai dimostrato, Gamondio giocò un ruolo importante nella costituzione, nel 1168, di Alessandria chiamata, precedentemente, Cesarea e Civitas Nova.
Si narra, infatti, che fu proprio un illustre gamondiese, il console Emanuele Boidi della famiglia dei Trotti, che convinse Gamondio e i comuni vicini a edificare una nuova città - alla confluenza dei fiumi Tanaro e Bormida - per difendersi dai ghibellini e da Federico Barbarossa. Molte famiglie lasciarono quindi le loro case in quello che è oggi l'abitato di Castellazzo Bormida e si trasferirono poco più a nord dove contribuirono alla costruzione della città che oggi è Alessadria.
Questo evento determinò la storia successiva del paese: da questo momento, infatti, cominciò a perdere importanza in favore della neonata città fondata in onore di Papa Alessandro III.
Sembra che in questo periodo a Gamondio vi fossero almeno 17 chiese alcune delle quali riprodotte nella città di Alessandria tanto che un quartiere di questa era chiamato proprio Gamondio. Da questo momento, il toponimo Gamondio fu usato per indicare indifferentemente il quartiere della nuova città in costruzione e il comune di Castellazzo.
Il nome odierno iniziò ad affermarsi nel XIV secolo quando con Gamondio si cominciava ad indicare solo il quartiere alessandrino e non più il borgo al quale veniva, invece, attribuito il nome di Castellacium: un nome che deriva, probabilmente, dalle rovine di fortificazioni presenti in paese.
Dopo alcuni anni di rapporti di tensione con la nuova città, fu fondato il Contado di Alessandria (una sorta di consorzio amministrativo-commerciale) del quale Castellazzo rimase esponente principale fino all'estinzione avvenuta nel Settecento.

A partire dal XIV secolo Castellazzo appartenne a diversi feudi:

- dal 1348 al 1447 fu dei Visconti: in questo periodo i gamondiesi respinsero gli attacchi del Conte d'Armagnac (inviato dal re di Francia nel 1391) e di Facino Cane (1403);

- dal 1448 passò agli Sforza: prima Francesco Sforza (fino al 1466) e poi il figlio Galeazzo Maria; dopo l'assassinio di quest'ultimo successe il figlio, ancora bambino, Giovanni Galeazzo il quale venne sostituito da Ludovico il Moro; in questo periodo (nel 1482) Gamondio fu devastato da un'inondazione e successivamente ricostruito con nuove cinta murarie attorno al Castello che contava ben 12 torri: proprio in questo momento il nome del paese cambiò in Castellazzo;

- nel 1531 il marchese del Vasto e di Pescara Alfonso d'Avalos fu investito del feudo che rimase in mano ai suoi discendenti fino al 1653.

A seguito di questi passaggi feudali, Castellazzo, grazie al trattato di Utrecht del 1713, passò definitivamente alla casa Savoia anche se già fin dal 1703 vi apparteneva di fatto sulla base di trattative avvenute fra Vittorio Amedeo II e l'Austria.

Durante il periodo napoleonico Castellazzo, dopo una fase di pace e floridezza, ripiombò in una situazione disagiata a causa di invasioni, saccheggi, ecc. Dopo la caduta di Napoleone Bonaparte il paese ritornò nelle mani dei Savoia e, a questo punto, ebbe inizio il Risorgimento. Nel 1863 assunse la denominazione attuale con Regio decreto.
Presente nelle lotte risorgimentali e nelle guerre mondiali, Castellazzo, durante la Resistenza fu un'autentica cittadella della libertà.

Castellazzo vanta tre SantiSan Ugo CanefriSan Paolo della Croce e Santo Gregorio Maria Grassi, Vescovo missionario martire in Cina nel 1900. Ha dato pure i natali al pittore Nebbia, al musicista Giacomo Panizza e, se la leggenda è vera, a Emanuele Boidi e Gagliaudo Aularo.

Edifici e monumenti di interesse storico e religioso

Del passato guerresco restano:

- la "torre dell'orologio" (video dal canale Youtube di Castellazzo Web): resto di un sistema di fortificazione del periodo comunale, in seguito adibito a pubblico orologio; il tracciato ovale delle mura medievali è riconoscibile esaminando la piantina e corrisponde al percorso delle attuali Via Gamondio, Via Moccagatta (ove si trova la torre) e Via Trieste;
- il "torrione" (foto da Wikipedia - video da Youtube): ciò che resta di un vasto sistema di mura costruite nel XV secolo, durante la dominazione sforzesca, a difesa di Castellazzo Bormida; il tracciato della cinta muraria del Quattrocento, più esterno rispetto alle mura medievali, corrisponde al percorso degli attuali Spalto Vittorio Veneto, Spalto Crimea, Spalto Montebello e Spalto Martiri della Libertà. Il torrione si trova nel punto in cui convergono Spalto Crimea e Spalto Montebello; a metà del XIX secolo il torrione fu convertito in ghiacciaia e fu utilizzato con questa funzione fino ai primi del XX secolo;
- il "Castello Spinola" (foto da Mondimedievali.net): è credenza che esso sia stato costruito intorno al 1280. E' l'unico rimasto dei tre castelli prima esistenti, due dei quali sono andati completamente distrutti: Castello Valori e Castel Vecchio. Il Castello è un'antichissima e vasta costruzione; non ha grandi pregi o ricchezze ma in esso presero alloggio illustri personaggi (tra i quali Francesco Sforza I, Bernardino Visconti, i Marchesi Spinola, Monsignor Giacomo della Chiesa che fu poi papa Benedetto XV).

Il Palazzo Comunale (foto da Comune di Castellazzo Bormida) è un altro edificio castellazzese molto interessante. La sua costruzione risale all'ultima parte del XIX secolo. E' situato nel centro storico del paese e oggi ospita gli uffici e la sala consiliare del Comune di Castellazzo Bormida.

Del passato religioso, di grande interesse artistico, restano le chiese e quelle degne di ricordo sono:

- Chiesa di S. Stefano (video da Youtube): è la più antica con i suoi tre absidi che ricordano quelli di S. Giustina dell'Abbazia di Sezzè, visibili soltanto dall'esterno perché vennero coperti da muratura in occasione di restauri; la costruzione della chiesa romanica risale al XII secolo; nel Seicento fu ricostruita la facciata mentre nel XVIII secolo furono realizzati degli ampliamenti della struttura originaria; 
- S.S. Trinità da Lungi (video da Youtube): è situata a circa 3 Km dal paese; questa chiesa, con la sua facciata sobria ed austera, distillo romanico-lombardo, è un chiaro esempio di architettura elementare; l'origine è da far risalire al 1130 circa come priorato dei canonici di Santa Croce di Mortara; 
- Chiesa di S. Martino (video da Youtube): costituisce una significativa testimonianza di composizione architettonica di epoca barocca, la quale rivela, nella struttura a tre navate divisa da colonne, l'originario impianto romanico-gotico, del cui periodo è il portale con i due leoni di pietra ai lati; 
- Chiesa di S. Maria della Corte (video da Youtube): ricorda l'antico titolo regio, edificata prima del Mille, distrutta da un'inondazione del fiume Bormida, venne riedificata (1493) con l'architettura attuale e nei secoli successivi venne più volte restaurata; da segnalare la presenza di un leone di San Marco (video da Youtube);
- Chiesa di S. Carlo e Anna (foto da Comune di Castellazzo Bormida): è storicamente importante in quanto in un'umile cella ad essa annessa il conterraneo S. Paolo della Croce scrisse la Regola dell'ordine dei Passionisti; la sua costruzone iniziò nel 1631 e finì nel 1714; 
- Santuario della Madonna della Creta (video da Youtube): è uno dei più maestosi santuari consacrati alla Madonna. La prima edificazione risale al 1631 sotto forma di una modesta chiesetta completamente distrutta da un'inondazione e ricostruita in seguito nel 1797 in dimensioni più ampie e resa sempre più bella. E' l'unico santuario al mondo dedicato alla Patrona dei centauri: dal 1946, infatti, è appuntamento internazionale di motociclisti che ogni anno, a luglio, si riuniscono qui per renderLe omaggio.

Vanno, inoltre, ricordate la chiesetta dell'ex convento dei Cappuccini e gli oratori di San Sebastiano (XV secolo - foto da Comune di Castellazzo Bormida), Sant'Antonio (costruita nel 1699), la Pietà e molte altre chiesette: nel Settecento il numero complessivo di chiese ammontava a quaranta.