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Castellazzo Bormida
libero comune dal 1106
Castellazzo Bormida è un paese situato in provincia di Alessandria, circa 10 Km a Sud del capoluogo di Provincia (clicca qui per vedere la cartina).
Il paese sorge in una fertile pianura attraversata dal fiume Bormida e dal torrente Orba; il suo territorio si estende per circa 4.520 ettari a 103 metri sul livello del mare. E' abitato da circa 4.400 persone.
Molto sviluppate sono le coltivazioni agricole soprattutto di cereali, viti, frutta, ortaggi e foraggio. La produzione di ortaggi è aumentata negli ultimi anni grazie a piccole industrie alimentari. Prodotto tipico di Castellazzo è la barbabietola rossa che è presente sui mercati di buona parte d'Italia. Non manca l'allevamento.
Il settore industriale è presente grazie all'industria alimentare, metalmeccanica, della gomma e del legno.
Le origini di Castellazzo sono antichissime.
Congetture e leggende parlano di una antica città, Caristo, abitata fin dal III secolo a.C. dai Liguri Stazielli. Questa città, la cui collocazione non è chiara, fu presto conquistata dai Romani che, per mano del console Marco Popilio Lenate, ridussero in schiavitù gli abitanti (173 a.C.). Questa azione fu presto censurata dal Senato di Roma che rimise in libertà gli Stazielli ai quali, oltre ad un risarcimento, vennero assegnati nuovi territori nei quali si svilupparono successivamente diversi centri urbani tra i quali, appunto, anche l' odierna Castellazzo e, probabilmente, anche l'odierna Acqui Terme (nome romano Acquae Statiellae). Sebbene liberati, gli Stazielli furono comunque romanizzati e quindi le città e i nuovi centri urbani subirono, di fatto, la dominazione romana.
Da questo momento l'odierna Castellazzo conobbe una fase molto florida almeno fino al 404 d.c. quando Alarico, re dei Goti, invase i territori italici inaugurando un lungo periodo di invasioni ad opera di Visigoti, Vandali, Unni e poi i Longobardi. Algli ultimi invasori si sostituirono poi i Franchi, chiamati dal Papa, che regnarono per oltre due secoli.
La storia di Caristo e delle successive vicende legate alla nascita di Castellazzo, tuttavia, presenta ancora molti lati oscuri e misteriosi.
Il primo documento a fare il nome di Castellazzo (allora Gamondio, nome forse di origine longobarda) è datato 937: qui compare come corte regia (curtis regia) cioè come proprietà della corona. Tale documento si riferisce alla donazione da parte degli imperatori Ugo e Lotario in favore della regina Berta di alcune corti regie fra cui proprio quella di Gamondio. Questo lascia pensare che il paese sia di fondazione longobarda perché furono proprio i longobardi a invadere la zona dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente.
Secondo il monaco Jacob da Acqui, come risulta dal suo "Cronicon imaginis mundi" scritto nel 1320 circa, a Gamondio passò addirittura Carlo Magno che ordinò di costruire molte chiese e di restaurare alcune di quelle esistenti.
Nel corso del XII secolo Gamondio conobbe un grande sviluppo e conseguì una propria autonomia comunale (un documento datato 1106 cita per la prima volta Gamondio quale libero comune). Raggiunse una notevole floridezza economica probabilmente legata ad un trattato stipulato nel 1146 con la Repubblica di Genova, che cercava proprio nella pianura cispadana nuovi sbocchi commerciali.
Non ci sono molte notizie sul nucleo urbano dell'epoca ma si conosce un atto del 1152 con il quale Manfredo e Guglielmo dei Marchesi del Bosco donarono al paese le terre in loro possesso eccettuati Pecetto, Ponzano e Bosco.
Nel 1155 le milizie di Gamondio si allearono con l'imperatore Federico I detto il Barbarossa e parteciparono all'assedio di Milano del 1158.
Un passo importante per la storia castellazzese è legato alla fondazione di Alessandria: com'è ormai dimostrato, Gamondio giocò un ruolo importante nella costituzione, nel 1168, di Alessandria chiamata, precedentemente, Cesarea e Civitas Nova.
Si tratta di un evento che determinò la storia successiva del paese: da questo momento, infatti, cominciò a perdere importanza in favore della neonata città fondata in onore di Papa Alessandro III.
Sembra che in questo periodo a Gamondio vi fossero almeno 17 chiese alcune delle quali riprodotte nella città di Alessandria tanto che un quartiere di questa era chiamato proprio Gamondio. Da questo momento, il toponimo Gamondio fu usato per indicare indifferentemente il quartiere della nuova città in costruzione e il comune di Castellazzo.
Il nome odierno cominciò ad affermarsi nel XIV secolo quando con Gamondio si cominciava ad indicare solo più il quartiere alessandrino che il borgo al quale veniva attribuito il nome di Castellacium: un nome che deriva, probabilmente, dalle rovine di fortificazioni presenti in paese.
Dopo alcuni anni di rapporti di tensione con la nuova città, fu fondato il Contado di Alessandria (una sorta di consorzio amministrativo-commerciale) del quale Castellazzo rimase esponente principale fino all'estinzione avvenuta nel Settecento.
A partire dal XIV secolo Castellazzo appartenne a diversi feudi:
- dal 1348 al 1447 fu dei Visconti: in questo periodo i gamondiesi respinsero gli attacchi del Conte d'Armagnac (inviato dal re di Francia nel 1391) e di Facino Cane (1403);
- dal 1448 passò agli Sforza: prima Francesco Sforza (fino al 1466) e poi il figlio Galeazzo Maria; dopo l'assassinio di quest'ultimo successe il figlio ancora bambino Giovanni Galeazzo il quale venne sostittuito da Ludovico il Moro; in questo periodo (nel 1482) Gamondio fu devastato da un'inondazione e successivamente ricostruito con nuove cinta murarie attorno al Castello che contava ben 12 torri: proprio in questo momento il nome del paese cambiò in Castellazzo;
- nel 1531 il marchese del Vasto e di Pescara Alfonso d'Avalos fu investito del feudo che rimase in mano ai suoi discendenti fino al 1653.
A seguito di questi passaggi feudali, Castellazzo, grazie al trattato di Utrecht del 1713, passò definitivamente alla casa Savoia anche se già fin dal 1703 vi apparteneva di fatto sulla base di trattative avvenute fra Vittorio Amedeo II e l'Austria.
Durante il periodo napoleonico Castellazzo, dopo una fase di pace e floridezza, ripiombò in una situazione disagiata a causa di invasioni, saccheggi, ecc. Dopo la caduta di Napoleone Bonaparte il paese ritornò nelle mani dei Savoia e, a questo punto, ebbe inizio il Risorgimento. Nel 1863 assunse la denominazione attuale con Regio decreto.
Presente nelle lotte risorgimentali e nelle guerre mondiali, Castellazzo, durante la Resistenza fu un'autentica cittadella della libertà.
Castellazzo vanta tre Santi: San Ugo Canefri, San Paolo della Croce e Santo Gregorio Maria Grassi, Vescovo missionario martire in Cina nel 1900. Ha dato pure i natali al pittore Nebbia, al musicista Giacomo Panizza e, se la leggenda è vera, a Emanuele Boidi e Gagliaudo Aularo.
Edifici e monumenti di interesse storico e religioso
Del passato guerresco restano:Il Palazzo Comunale (foto da Comune di Castellazzo Bormida) è un altro edificio castellazzese molto interessante. La sua costruzione risale all'ultima parte del XIX secolo. E' situato nel centro storico del paese e oggi ospita gli uffici e la sala consiliare del Comune di Castellazzo Bormida.
Del passato religioso, di grande interesse artistico, restano le chiese e quelle degne di ricordo sono: